“La spalla – spiega il dottor Andrea Lisai, responsabile dell’U.O. di Chirurgia della Spalla dell’Istituto Clinico Galeazzi San Siro – essendo l’articolazione più mobile del corpo umano, deve necessariamente essere compensata da una stabilità. Ciò che mantiene la spalla stabile sono, da una parte, gli stabilizzatori statici rappresentati dai legamenti e dal cercine, e, dall’altra dagli stabilizzatori dinamici, in particolare la cuffia dei rotatori.
Nei giovani soprattutto sportivi, può accadere che conseguentemente ad un trauma, la spalla fuoriesca dalla sua sede. Quando ciò accade si parla di lussazione gleno-omerale che, nella maggior parte dei casi, è anteriore. Il paziente con sospetta lussazione si reca in Pronto Soccorso dove viene sottoposto a una radiografia: se è confermata la lussazione, l’ortopedico la riduce mediante apposite manovre esterne e posiziona un reggibraccio con fascione da mantenere per 3 settimane, in modo tale da consentire la guarigione delle strutture lese nel corso dell’evento traumatico”.
“A quel punto – continua – si abbandona il reggibraccio e si inizia la fisioterapia, valutando l’evoluzione. In molti casi, una buona fisioterapia ed un rinforzo muscolare mirato consentono il ritorno ad una piena funzionalità e stabilità della spalla. Se invece il paziente continua ad accusare una sensazione di apprensione nella vita quotidiana o nello sport, significa probabilmente che si sono verificati dei danni significativi ai legamenti, al cercine e all’osso, e questi possono essere accertati dalla risonanza magnetica e/o dalla TAC. A quel punto l’unica soluzione è quella chirurgica. Ci sono due categorie di intervento: quello artroscopico (con tre incisioni cutanee di 4-5mm ciascuna) e quello cosiddetto ‘a cielo aperto’.
Ma approfondiamo con il dottor Lisai collegato con noi