Oggi parliamo dell’Inter e del calcio in generale insieme ad un ex giocatore che ha costruito e lasciato un’impronta importante nella storia di questa squadra: Evaristo Beccalossi (foto di Marco Luzzani) interviene al Fizz Show a presentare “L’Inter ha le ali“, libro edito da Piemme e scritto insieme ad Alessandro Altobelli, Giuseppe Baresi e Carlo Muraro. Tra aneddoti e retroscena inediti, la parabola dello storico club dalle origini ai giorni nostri nei suoi 110 anni dalla fondazione.
Il Libro
Quando, nel 1978, i nerazzurri di Eugenio Bersellini sbarcano all’aeroporto di Pechino, su una pista occupata solo da velivoli militari, prima squadra occidentale a giocare in quel Paese, il destino sta già tessendo le sue trame. Con perfetta simmetria, infatti, anni dopo il FC Internazionale Milano è stata la prima società italiana ad avere un proprietario cinese. Era un altro mondo, anche nel calcio: non c’erano procuratori, i contratti erano annuali, quindi il rinnovo bisognava sudarselo ogni volta correndo come matti, tutta la squadra era italiana doc, dai giocatori ai manager, e i ruoli in campo erano ben definiti, c’erano le ali, i terzini, i mediani. Non si regalava la maglia autografata ai tifosi, perché era una sola in dotazione per tutta la stagione. E le veline erano ancora solo fogli di carta. I campioni che hanno fatto grande l’Inter degli anni Settanta e Ottanta, di cui cinque artefici del Mondiale 1982, rievocano con umorismo e nostalgia la stagione d’oro della squadra nerazzurra, quando la società era come la mamma, che ti allevava e ti faceva crescere, gli allenatori facevano anche la parte del papà severo, e la parola data aveva valore di contratto. E con lo stesso humour e lo stesso affetto, fanno i raggi X alla squadra di oggi. La verità è che il nerazzurro non si toglie con la maglia, rimane impresso sulla pelle, e infatti nessuno di loro ha mai dato l’addio alla beneamata. Quello che ancora oggi rimane invariato, e che li accomuna agli oltre quattro milioni di tifosi, è il cuore grande del popolo interista. E la sua eterna capacità di sognare.
ALESSANDRO ALTOBELLI, soprannominato Spillo, ha legato la sua carriera di calciatore, nel ruolo di attaccante, all’Inter, in cui ha militato per undici anni, dal 1977 al 1988. Con la squadra milanese ha vinto uno scudetto e due Coppe Italia. Campione del mondo ai Mondiali 1982, ha segnato uno dei tre gol nella finale di Madrid contro la Germania. Dopo il ritiro, è stato osservatore per l’Inter e poi commentatore sportivo in Arabia Saudita.
GIUSEPPE BARESI, detto Beppe, entrato giovanissimo nell’Inter, esordisce in serie A nel 1977 e rimane in nerazzurro fino al 1992. Con la squadra di cui è stato capitano ha vinto due scudetti, due Coppe Italia, una Coppa Uefa e una Supercoppa italiana. Dopo il ritiro ha ricoperto vari incarichi nella società e oggi ha il ruolo di scout.
EVARISTO BECCALOSSI, il Becca, regista e fantasista, ha militato per sei stagioni nell’Inter. Coi nerazzurri diventa Campione d’Italia nel 1979-80 e vince la Coppa Italia nel 1981-82. Talento simbolo del binomio genio e sregolatezza, è celebre per la doppietta nel derby scudetto del 1979 ed è stato immortalato in un leggendario sketch di Paolo Rossi, Lode a Evaristo Beccalossi, per la partita di Coppa delle Coppe Inter-Slovan Bratislava, in cui fallì due calci di rigore.
CARLO MURARO, detto Carletto, ala sinistra dell’Inter dal 1974 al 1981 e dal 1983 al 1985, dopo il ritiro è stato allenatore e oggi è opinionista sportivo per Sky Sport. Con la maglia interista ha vinto uno scudetto e una Coppa Italia.