E’ stata individuata una molecola che permette di riattivare le difese contro il virus dell’epatite B cronica: è l’interleuchina-2, un ‘messaggero’ del sistema immunitario che potrebbe diventare l’apripista per una nuova generazione di farmaci contro questa infezione che nel mondo colpisce più di 250 milioni di persone, risultando tra i primi fattori di rischio per il cancro del fegato. La scoperta è pubblicata su Nature dai ricercatori dell’Irccs Ospedale San Raffaele e dell’Università Vita-Salute San Raffaele, grazie al supporto del Consiglio europeo della ricerca (Erc), della Fondazione Airc per la ricerca sul cancro e della Fondazione Armenise-Harvard.
A capo dell’unità di Dinamica delle Risposte Immunitarie è Matteo Iannacone, rientrato in Italia dagli Stati Uniti proprio grazie al Career Development Award della Fondazione Armenise-Harvard, in collaborazione con Luca Guidotti, vice direttore scientifico dell’Istituto e professore ordinario presso l’Università Vita-Salute San Raffaele, e Renato Ostuni, group leader del laboratorio di Genomica del sistema immunitario innato. Al dottor Iannacone si deve la tecnica di microscopia in vivo (chiamata microscopia intravitale) che ha permesso ai ricercatori di osservare ‘in diretta’, nei topi, l’azione di speciali cellule del sistema immunitario (i linfociti T) che hanno il compito di attaccare il virus dell’epatite B. Hanno così scoperto che queste cellule sono disfunzionali fin dalla loro attivazione, che avviene per contatto diretto con le cellule infette del fegato. Attraverso l’analisi dell’espressione genica dei linfociti, è stato possibile tracciare una sorta di ritratto dettagliato del loro stato molecolare, che ha fornito ai ricercatori moltissime informazioni.
Al Fizz Show, in esclusiva, abbiamo sentito il dottor Matteo Iannacone per farci raccontare questo studio davvero importante.