La disfunzione erettile può essere un segno precoce di rischio cardiovascolare. «I nostri studi evidenziano un chiaro legame tra disfunzione erettile e cardiopatia ischemica – dichiara il Prof. Piero Montorsi, Responsabile dell’UO Cardiologia Invasiva 2 del Monzino- e ogni paziente con disturbi della funzione erettile dovrebbe essere considerato come un potenziale paziente cardiopatico sino a prova contraria». Il problema è che gli uomini non lo sanno. Chi soffre di disturbi erettili, soprattutto se è giovane, in genere non ne parla né al medico di famiglia né tantomeno al cardiologo, e questo impedisce di identificare il rischio di futuri eventi cardiovascolari. A loro volta, i medici di famiglia o i cardiologi raramente affrontano il discorso con il paziente. Il silenzio, però, è nemico della prevenzione. Al Fizz Show il prof. Montorsi:
Al Centro Cardiologico Monzino agli uomini con più di 40 anni che dichiarano un’attività sessuale indicativa di una possibile disfunzione erettile (DE), viene chiesto di compilare un questionario validato con lo scopo di confermare il problema e stimarne la durata e la gravità. Queste variabili, infatti, sono strettamente correlate al rischio di coronaropatia silente: maggiore è la durata della DE e la sua severità, e maggiore è il rischio di coronaropatia. «Identificare la disfunzione erettile – conclude Montorsi- rappresenta un’opportunità per prevenire un successivo evento coronarico mediante appropriati interventi sui fattori di rischio, a partire dalla revisione dei propri stili alimentari, perdita di peso, abolizione del fumo e controllo dei livelli di colesterolo».